Tempozero
Da sempre alla ricerca del “pilota perfetto”, tra mille teorie e soluzioni non sempre ottimali, si apre ora una nuova frontiera, far transitare tutto il flusso di nozioni in un imbuto progettuale per sviluppare una nuova linea di pensiero, è già di per se uno stimolo avvincente.
Un double-parasled senza struttura.
Tenendo in dovuta considerazione tutte le divagazioni costruttive sino ad ora esplorate, sono ritornato al double-parasled.......
Mi sono detto, "da qui si riparte", assolutamente doveroso eliminarne i vizi (delicatezza di trasporto, tempistica per la messa in volo, peso complessivo dovuto alla struttura).
Importante e doveroso sarà mantenerne le virtù (angolo ripido di volo, ottimo lift, stabilità in ogni condizione di vento).
Andiamo per gradi:
Come consuetudine non sono padre di virtù aliene, ma cavalco semplicemente l’onda facendo tesoro di quanti nel tempo continuano a dare sviluppo alla nostra comune passione, immergiamoci in questo progetto:
Vediamo cosa succede con queste considerazioni, togliere le stecche strutturali a un “double parasled tradizionale” e utilizzare le sue camere come vere centine, intrappolando in esse l’aria per ottenere una struttura rigida, cosa perdiamo e cosa guadagniamo da questa evoluzione pratica.
“Il parasled tradizionale”, porta con se i dovuti tempi di assemblaggio, noi li andiamo ad azzerare togliendo come scritto l’insieme di stecche da riporre nelle tasche.
Primo obbiettivo raggiunto quindi, doverosamente però poniamo in compensazione un tondino da 3 mm. in fibra di vetro che corre lungo tutta la larghezza della vela nel bordo d’entrata dell’aria, questa soluzione è imprescindibile, mi spiego meglio.
I “parasled tradizionali”, in virtù della loro struttura rigida, vengono portati in volo senza nessun problema da un’unica persona in quanto il vento riesce subito a generare portanza spingendo nella parte inferiore della vela tenuta tesa dalla sua struttura.
Non è lo stesso assetto con questa configurazione, abbiamo di fatto tra le mani un “foil”, quindi il gonfiaggio nelle celle va aiutato e a seguire a struttura quasi consolidata possiamo portare in volo la vela.
La partenza sarà un pochino delicata ma non necessariamente ci si dovrà avvalersi di una seconda personain aiuto.
Abbiamo a vantaggio il tondino da 3 mm. che aiuterà questa fase di lavoro, anche durante il volo la stecca sarà garante a prevenzione di possibili colassi dell’ala, soprattutto quando innescati da spinte laterali del vento.
Nel “parasled tradizionale”, abbiamo 4 elementi conico-piramidali, questi attraversati dal flusso d’aria creano un abbondante “effetto Venturi” donando all’ala una generosa spinta all’avanzamento, il parasled porta tra le sue maggiori virtù un buon angolo di volo.
Per nostra volontà costruttuttiva questo elemento positivo lo andremo a perdere, pensai immediatamente, questi settori ora diveranno delle vere centine parzialmente chiuse.
Anche le stecche da 2-3mm. che avevano il compito di tenere la forma verticale alle camere nel parasled tradizionale, verranno, con questo progetto rimosse, ora la forma delle camere-centine sarà mantenuta per la sola differenza di pressione.
L’ala quindi perderà qualche grado di verticalità in volo, la vista frontale del progetto evidenzia una maggiore resistenza aerodinamica, tutto sembra avalli questa teoria.
Dovrò ricredermi ben presto, ricevendo immediata smentita nel campo di volo, la vela era lì in cielo con un angolo di volo più che dignitoso.
Abbiamo, a progetto, un secondo attacco di briglia nella chiglia centrale
Questo elemento sarà garante di una buona regolazione dell’angolo d’incidenza dell’ala.
Le chiglie saranno più piccole rispetto a un “parasled tradizionale”, ritengo che perdere una parte di portanza e stabilità, data dalle chiglie, sia trascurabile rispetto ai danni che subiremo in seguito a uno sbandamento dovuto a una forza laterale del vento in spinta sulle chiglie.
La seconda chiglia centrale è stata eseguita includendo nella parte posteriore due semi-coni il loro compito è di dare struttura alla chiglia e evitando che la chiglia si muova a bandiera in alcune situazioni di volo togliendo stabilità all’ala.
I settori centinati laterali esterni, sono eseguiti allungati svolgono il ruolo di stabilizzatori, facendo le veci delle chiglie tradizionali, (il loro sviluppo progettuale viene quindi riconsiderato per la nuova funzione).
I ferzi centrali eseguiti a coda di rondine, aumenteranno la superfice portante utile della vela.
La vela viene portata in volo e poi riposta nella sacca senza dover eseguire nessuna operazione, possiamo dare nome a quest’aquilone “TEMPOZERO” per nulla parentale con alcune tende di nuova generazione le quali si aprono con due secondi di cronografo e si richiudono con due imprecazioni da megafono.
Vediamo costruttivamente come muoverci:
L’assemblaggio procedurale della vela ricalca un qualsiasi “parasled tradizionale”.
Va considerata l’esigenza di porre dei ferzi dimensionati per creare l’occlusione dei coni-piramidali, il mio modesto consiglio è di porre in opera queste coperture tenendo il loro bordo nella parte esterna della vela.
Inizialmente ho provato a cucire questi ferzi tenendo i bordi dei triangoli di chiusura all’interno delle centine è una esecuzione fattibile, ma non priva di difficoltà, la soluzione migliore per l’esecuzione di questi passaggi costruttivi consiste nel fare quanto segue:
Prendiamo i due ferzi DO tagliati al netto, posizioniamo le due coperture centine posteriori (parte tondeggiante dei triangoli, 29 cm. senza i 3 cm. per parte degli angoli) al centro del lato corto posteriore dei ferzi DO (27 cm.).
Andiamo a cucire i due pezzi insieme, a seguire con un nastro piegato a U (io allo scopo ho creato delle strisce di 2 cm. di larghezza di nylon ripstop) possiamo bordare quanto fatto.
Nel lato corto dei ferzi DO parte anteriore (38 cm.), possiamo posizionare e cucire centralmente la tasca per la stecca (30 cm. x 4 cm.) nel lato superiore del ferzo.
Posizioniamo ora le coperture anteriori (sempre parti tondeggianti, senza i 3 cm. negli angoli ) al centro e diamo cucitura, anche qui ora possiamo bordare.
Il medesimo lavoro lo possiamo eseguire unendo e bordando i ferzi EO (27 cm.)e CO (27 cm. ), giungendoli con i triangoli (coperture posteriori) EO (54 cm. ) e CO (54 cm. ) con i triangoli-coperture anteriori.
Ora abbiamo la parte centrale della vela quasi completata rimangono da cucire i lati lunghi dei ferzi, uniamo quindi i due ferzi DO (181 cm.) con CO (181 cm.) e iniziamo a cucirli insieme tenendo la cucitura interna alle centine che stiamo creando.
Uniamo il ferzo DO (185 cm.), F (185 cm.), EO (185 cm.) e cuciamo sempre tenendo la cucitura interna.
Mettiamo da parte quanto eseguito e andiamo a comporre la chiglia centrale, l’assemblaggio dei due triangoli è semplice, prevediamo dei rinforzi ove occorre, le necessarie bordature e creiamo i due attacchi di briglia.
Possiamo unire adesso la parte superiore dell’ala con la chiglia centrale, uniamo affiancando i ferzi EO, CO, EO, A (chiglia) e facciamo una cucitura dritta a 1 cm. dal bordo ferzi (questa cucitura rimarrà esterna alle centina eseguita) ripieghiamo la chiglia (ferzo A) e facciamo una seconda cucitura, meglio in esecuzione “tree-stitch” o “zig-zag”.
Con lo stesso procedimento possiamo assemblare i ferzi D1, C1, E1, e B ricordando che per prima cosa dobbiamo prevedere di posizionare le tasche per il tondino da 3mm.
Le tasche lunghe 75 cm. portano un rinforzo (Dacron) ad una estremità in quanto sono il punto d’arrivo del tondino.
Anche la chiusura delle centine laterali sarà eseguita esterna, unendo nel contempo le due chiglie A rimaste.
I 3 ferzi CO e C1 sono provvisti di fori di travaso, (per quanto il ferzo centrale non abbia una esigenza specifica, i due ferzi laterali sono doverosamente forati in quanto sono gli unici passaggi previsti per fornire aria alle due semi-centine laterali).
Come sopra, stessa esecuzione per avere le chiusure delle centine e applicazione finale delle chiglie.
Le briglie sono 4 in totale, io le ho eseguite con Kevlar rivestito in poliestere sono rispettivamente:
Briglia centrale anteriore, 5060 mm.
Briglia centrale posteriore, 5250 mm.
Briglie laterali, 4940 mm.
La misurazione delle briglie è stata determinata sul campo molto facilmente (prova dopo prova, per questo motivo i valori sono strani), volendo dando un valore più semplice alla briglia centrale anteriore, esempio metri cinque, le altre risulteranno aritmeticamente più facili da ricordare.
Per quanto un parasled tradizionale sia di facile costruzione, questa variante comporta dei passaggi più delicati, una maggiore attenzione prima di mettere i ferzi sotto il piedino della nostra macchina da cucire è doverosa, diversi sono i piccoli ferzi da assemblare quindi meglio aver chiaro in mente il percorso costruttivo. Buon lavoro e buon volo.
Un’ultima considerazione, questo pilota è veramente interessante, dopo il primo volo rientrando a casa in auto, la mente è andata subito al pensare di eseguirne un secondo.
Nei miei pensieri non vi erano varianti progettuali ma solo estetiche, (colori e logo) ciò la dice lunga sulla considerazione da me attribuita al progetto.
preleva progetto in pdf
Parasled plan.pdf (2288779)
Work in Progress:
Una seconda analisi per questa vela mi porta a osservare le due centine laterali in alcune occasioni portano instabilità, è una debolezza avvertibile alla partenza dell’ala da terra, poiché le centine non sono completamente in pressione e hanno la tendenza a deformarsi nella porzione del bordo d’entrata dell’aria, all’indietro, stessa conclusione anche con vento leggero, può succedere che il tondino in fibra di vetro si corichi leggermente all’indietro non garantendo la dovuta forma di centina e vela, Conseguentemente avendo una porzione d’ala che non riesce a dispiegarsi autonomamente, abbiamo oltre che un difetto estetico anche una precarietà nel volo.
Non è stato difficile porre un rimedio efficace a questo inconveniente, quindi questo consiglio lo ritengo inclusivo nella costruzione “base” del “tempozero”.
Possiamo cucire due attacchi di briglia negli angoli d'unione dei panelli D1, E1, F, cui porteremo due briglie di 120 centimetri circa (questa misura è personalizzabile giacché non ha valore di regolazione della vela, ma avrà il compito di portare equilibrio alla struttura).
Una lunghezza “sufficiente” di queste briglie, è garante di un angolo ottimale durante il volo lavorando al meglio, queste briglie portano due asole alle estremità un capo va collegato all’attacco di briglia preposto cui già scritto, mentre l’altro capo raggiungerà uno spezzone di elastico (tondo da 3 mm. quello da me usato) e, tramite un anello e un nodo a bocca di lupo lo fisseremo alla briglia laterale originale.
Possiamo far scorrere l’anello lungo la briglia laterale sfruttando la bocca di lupo sino a trovare il giusto settaggio di questa briglia aggiuntiva, non dovrà essere in tensione ma asseconderà il posizionarsi della briglia laterale originale e contemporaneamente mediante l’elastico aiuterà la parte superiore della vela a tenere il giusto assetto della centina.
Questo semplice accorgimento migliora molto la fase di lancio della vela ed è garante del corretto mantenimento di forma durante il volo.
Alcune foto aggiuntive a chiarimento di quanto eseguito:
Tempozero xl
Si potrebbe discorrere ore cercando di dar valutazione a quale sia il rapporto o la dimensione da verificare per aver una certezza di paragone sulla quantità di trazione resa da una determinata superficie portante. Giacché ogni progetto porta con sé, le sue pertinenze non è cosa semplice.
Si apre con questa considerazione la progettazione di un “parasled” senza struttura di generose dimensioni destinato al lavoro di “pilota” per aiutare nella loro stabilità precaria il volo aquiloni gonfiabili, i quali, dispettosi, potrebbero mettere la sua determinazione a dura prova, durante indesiderati sbandamenti che a volte i nostri gonfiabili generano senza curarsi della risultante finale delle loro evoluzioni.
Volutamente evito quindi un ragionamento tipo “superficie proiettata” o altro, sostanzialmente ogni aquilone pilota esprime una forza figlia delle sue caratteristiche progettuali, nel caso specifico è vicino costruttivamente a un “parasled” classico, ma a onore di causa credo possa avere una definizione propria. Comparativamente possiamo dichiarare a “spanne”, (antica unità di misura Egizia), che tra i vari aquiloni pilota maggiormente utilizzati sino a oggi, consideriamo “superficie proiettata-forza resa” senza pretese di giustezza e completamento la seguente classifica:
I “Single Skin”
Abortiti a oggi per mancanza di stabilità al variare dell’intensità del vento, per ottenere stabilità sopra un determinato “range” di vento li dobbiamo depotenziare, agendo sulle regolazioni delle loro briglie) la loro portanza espressa, in rapporto alla loro superficie li rendono i primi in classifica.
I “Parasled”
Degni di grande considerazione per stabilità di volo, egregi anche in condizioni di venti con raffiche, unici limiti qualitativi sono associabili alla quantità minima di vento necessaria per portarli in volo e alla loro delicatezza nel trasportarli unita alle dovute tempistiche di assemblaggio.
I “Parasled” senza struttura
Molto versatili, si ripongono nella loro sacca in breve tempo, volano generosamente con venti leggeri, la loro forza espressa è notevole, soprattutto apprezzabile il rapporto esistente tra l’aumentare della superficie portante e la loro forza espressa, questa non ha valore lineare, ma è progressiva, arriviamo quasi a pareggiare la comparazione con un “Parasled” classico all’aumentare le dimensioni dell’ala.
I Centinati classici, cui affianchiamo varie tipologie di “Parafoil”
Sono strade di lunga percorrenza, ahimè per avere una buona superficie portante dobbiamo utilizzare una notevole quantità di tessuto.
Per ottenere una buona trazione in cielo dobbiamo prevedere una grande superficie.
La loro stabilità in alcuni condizioni di vento è precaria e l’utilizzo di code è spesso doveroso, ciò nonostante sono preferibili per semplicità di trasporto, sono i piloti che hanno fatto storia poiché molto diffusi, sono stati riprogettati e riproposti da più menti, variandone forme e profili alari.
“Tempo zero xl”
Questo progetto ricalca il precedente in modo proporzionale (siamo a una maggiorazione del 35% rispetto al progetto d'origine, alcune misure tuttavia non hanno un valore immediato dato dalla percentuale, ma sono frutto di altre scelte e calcoli), ho introdotto dei ulteriori accorgimenti, migliorie consigliate dal volo del modello minore, e da considerazioni dettate da probabili debolezze dovute alla grandezza di quest’ala.
La quantità di tessuto necessaria per eseguire “tempo zero xl” è di 30 metri lineari di ripstop (42gr.- m2) con altezza bobina 1,5 m.
Il bordo d’entrata dell’aria è supportato da un tondino in fibra di vetro da 4 mm. di sezione e il suo sviluppo lineare è di metri sei (6pz.da 1 m.).
Data la forza che questa vela potrà sviluppare, ho predisposto più rinforzi in Dacron in punti considerati critici, anche le chiglie sono eseguite con del nylon ripstop, ma di grammatura superiore (50gr.-m2) con rinforzi.
Rispetto al modello minore, le briglie superiori aumentano in quantità, la gestione in partenza dell’ala, data la maggiore dimensione, reclama un sistema di briglia più complesso.
Sono previste due tasche a cono nella parte terminale delle code, lato interno, queste appendici hanno il compito di esercitare un’azione laterale esterna alle code tendendo il tessuto dei ferzi orizzontali più teso.
Con vento moderato-forte il modello minore aveva il bordo d’uscita dell’aria dei ferzi orizzontali che tendenzialmente sbandierava, perdendo in tal modo la linearità del flusso d’aria che investiva il tessuto sulle due superfici (superiore e inferiore).
Si creava una negativa turbolenza del flusso in uscita, deprimendo anche il valore di portanza.
In questo modello maggiore, ho ridotto le code di rondine dei ferzi orizzontali e ho dato azione ad aprire l’ala con l’applicazione aggiuntiva di queste due tasche.
Il lavoro viene svolto egregiamente a tal punto che a volte sulla parte esterna delle code si possono notare delle pieghe dovute proprio alla bontà di scelta costruttiva di queste due tasche.
Confermato, è il cono della chiglia centrale anch’esso anti sbandieramento, il quale aveva un comportamento apprezzabile e non discutibile già nel primo modello.
I fori terminali delle centine laterali li ho eseguiti con una bordatura comprensiva di un cordino e coulisse, in tal modo posso variare il loro diametro dimensionando il foro di scarico dell’aria dei coni rapportandolo all’intensità del vento (questa è una chicca costruttiva, volendo ci si pone pace interiore, creando delle strozzature permanenti, fori completamente liberi venti forti, fori parzializzati venti deboli, scelta ottimale fori parzializzati sempre).
Il problema maggiore nell’assemblaggio di quest’ala riguarda la disposizione dei ferzi di chiusura sulle centine, avendo l’esigenza di porre una logica d’esecuzione, ho dedicato qualche foto al loro processo costruttivo.
Le foto concernono il posizionamento dei ferzi di chiusura sui relativi panelli, (la corretta disposizione dei ferzi è supportata tramite l’aiuto di pinze fermacarte).
L’esecuzione e l’applicazione delle tasche per il tondino in fibra di vetro (la loro predisposizione sui panelli è antecedente all’unione con i ferzi di chiusura).
Per ultima la guarnitura finale (ho cucito un nastro a cavallo sul bordo dei panelli e ferzi uniti, questo nastro utilizzato come uno “sbieco” è semplicemente una strisciolina in precedenza tagliata da 2,5 cm. di ripstop).
Le cuciture d’unione dei panelli, sul lato della loro lunghezza sono eseguite nella parte interna delle centine (rivoltando leggermente quanto già cucito, per trattenere in posizione più panelli in sovrapposizione è mia abitudine l’utilizzo di una “graffettatrice” percarta, in soccorso a questa difficoltà, le graffe le rimuovo a fine cucito, non è un’idea malvagia ma ognuno di noi ha certamente a riguardo proprie virtù).
Le chiusure finali delle centine sono eseguite esternamente, queste tre cuciture includono le chiglie (eseguendo una cucitura ribattuta rendiamo l’unione decisamente robusta, prima cucitura lineare e a seguire la seconda cucitura ribattuta zig-zag o tree-stitch).
Non vi è molto da aggiungere a questa vela solo la fantasia cromatica e sviluppi progettuali ulteriori possono implementare quanto scritto, io personalmente la considero una strada percorribile e condivisibile.