Avendo eseguito diversi profili alari con il software Foilmaker e avendo messo a magazzino diverse soluzioni costruttive, non mi sono di certo tirato indietro nel produrre dei piloti a centine.
Cercando a mio modo di uscire dal’ egemonia del mercato dando il via ad una serie di progetti tutti miei (parole grosse).
Certo a volte ho avuto anche degli insuccessi, ma con costanza ho seguito la mia strada, un po’ guardando cosa volava sopra la mia testa un po’ a cosa ronzava dentro la mia testa.
Non credo che i risultati da me ottenuti ribaltino i principi della fisica, per questo motivo non ho scritto di un progetto specifico ma ho cercato di seguire un ragionamento in cui potevo con modeste considerazioni dare forza ad una scelta costruttiva anziché ad un’ altra.
Pilota
Il pilota, per definizione è un aquilone che deve aiutare un altro aquilone, esempio gonfiabile o treni di code a rimanere stabili nel volo, il sogno di avere un gancio nel cielo crea in questo tipo di aquiloni una continua discussione migliorativa e svariate filosofie di pensiero.
Peter Lynn è di fatto un buon costruttore di aquiloni e senza’ altro i suoi "piloti" sono presenti in tanti festival, in rete ha lasciato delle lettere aperte sulla loro costruzione e su cause e rimedi del loro volo impreciso, ma se noi abbiamo una mente anarchica non vogliamo dogmi, vogliamo perciò sviluppare teorie nostre.
Certo l’aiuto di altri può essere utile, però delle variazioni sul tema, rendono più nostro il prodotto finale, ecco quindi il mio pensiero sulla loro costruzione.
Lo sviluppo degli aquiloni a centine è tra i più significativi nella storia degli aquiloni, tutto nasce dal lavoro e dalla convinzione di D. C. Jalbert il quale credeva a questa superficie portante, divisa in camere e mantenuta in forma dalla differenza di pressione creata dal vento.
Dalla sua determinazione, nacque il “parafoil” si distingueva per una grande spinta aerostatica e un angolo prossimo allo zenith di volo, anche il mondo del paracadutismo in seguito ebbe una radicale trasformazione a riguardo, le vecchie corolle venivano man mano soppiantate da queste nuove ali.
Se ci capita di vedere un parapendio anni 80 ed uno attuale ci rendiamo conto che il processo evolutivo è strabiliante e non ancora definitivo.
Torniamo al nostro pilota, abbiamo molte considerazioni da poter fare, e volendo tesi e antitesi, non essendo io investito da poteri superiori, mi limito ad esporre il mio pensiero a riguardo.
La superficie, questa concorrerà alla forza di trazione che eserciterà il nostro pilota, per noi importante in quanto valore di forza che si oppone agli sbandamenti di ciò che è appeso al filo di ritenuta.
Partendo da un teorico 4 m. quadri possiamo scrivere che la sua trazione è modesta, può essere un pilota di campionatura, per poi essere ingrandito in proporzione, riesce in ogni caso adempiere al suo scopo se abbiamo piccoli giochi da sostenere, salendo a 6 m. quadri abbiamo già un pilota che risponde al lavoro richiesto ma con vento leggero, si dovrebbe quanto meno alzarlo in treno, (c’è chi si è espresso in questa direzione, prendendo posizione a riguardo, sostenendo che la modularità di un treno soddisfa tutte le gamme di vento, aumentando la possibilità di volare in più persone ai festival nella stessa porzione di cielo), può anche essere l’eguale altezza di tutti i pilota a darci più possibilità di volo in quanto a diverse altezze il vento può girare quindi può portare gli aquiloni interessati a mettersi in asse alla nuova direzione del vento e il loro cavo può disturbare quelli che volano a quote inferiori, ma in antitesi, volando alla stessa altezza, chi starà nei rifiuti di vento di un altro pilota?
Non ultima la possibilità che a parità di progetto, alcuni aquiloni possono volare non esattamente nella pancia del vento, personalmente ne ho cestinato uno perché era tirato dagli angeli, altri aquilonisti non se ne preoccupano, ed infine, chi vola con progetti diversi? sono questi figli di un dio minore! mah, cerchiamo un cielo senza nuvole.
Il pilota a centine da 9 m. quadri è per così dire la giusta misura (anche se un “parasled” di uguale superficie non ha rivali in lift), aumentando la superficie, la trazione aumenta, il lavoro del pilota sarà sempre più pulito.
Il profilo (ribs), il suo sviluppo potrebbe aprire pagine di fisica applicata, ma il nostro uso è tutto sommato elementare in ogni caso a riguardo alcune cose possiamo considerarle, scomodiamo la terza legge di Newton, il principio di Bernoulli e l’effetto Coanda il tutto per capire un po’ di più il profilo alare del nostro pilota semplificando possiamo scrivere che il frutto dei loro studi ci permette di capire perché la nostra vela sta' in cielo.
Newton, dal canto suo con l’affermare che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ci dice che il vento colpendo la parte inferiore della vela la spinge, se la vela ha un angolo d’incidenza basso rispetto alla direzione di spinta, la reazione porterà la nostra vela ad avanzare, quindi salire, se l’angolo d’incidenza sarà più ampio crescerà la forza che a noi darà portanza, ma la vela avanzerà meno e quindi non si alzerà come vorremmo, aumentando i gradi d'incidenza al vento arriveremo a far cadere la vela all'indietro.
Bernoulli, con il principio della conservazione dell’energia ci spiega che dato un fluido (per noi l’aria) la somma di temperatura pressione e velocità è costante, cioè aumentando un valore gli altri diminuiscono tralasciando il valore della temperatura possiamo scrivere, quando un profilo alare viene investito da un insieme di particelle d’ aria che corrono nella stessa direzione, le separa, queste scorrono sulle due superfici, intradosso e estradosso, per poter rincontrarsi alla fine del profilo per ristabilire l’uniformità del flusso iniziale quelle che percorrono il percorso più lungo, per noi la parte superiore dell’ala, devono accelerare e per poterlo fare diminuiscono la pressione sulla superficie (estradosso), L’ala verrà quindi risucchiata per differenza di pressione verso l’alto.
Coanda, si era anche dedicato alla conservazione della quantità del moto osservando la risultante delle spinte espresse da Newton e riconsiderandole anche in uscita dal profilo a questo punto adduceva che la forma inferiore del profilo ha la sua importanza, creando se concavo o convesso una direzione di spinta aumentando (concavo) o diminuendo (convesso) la portanza.
Molte altre osservazioni dovrebbero essere fatte per avere un quadro “sincero” di quello che accade ma per noi può bastare, possiamo osservare cosa invece da resistenza all'avanzamento, in pratica è tutto ciò che si oppone al flusso d’aria quindi altezza frontale della vela, apertura delle celle e briglie.
La scelta ideale del profilo a questo punto diventa un rebus, meglio semplificare, piuttosto che fallire.
La parte frontale io la preferisco non troppo alta, i flowform che anni passati venivano costruiti restavano troppo “bassi in cielo” proprio perché avevano troppa resistenza al vento.
La parte inferiore della vela (intradosso) la possiamo avere dritta in quanto la direzione di spinta dell’intradosso ha un valore dato anche dalla sua velocità , la nostra vela non corre in cielo è “ferma”, il valore in sostanza è piccolo si potrebbe tuttalpiù considerare di far girare la parte finale del profilo verso l’alto creando un profilo (reflex), auto stabilizzante, avendo la tendenza a spingere sotto raffica il naso del nostro pilota verso l’alto.
La parte superiore della vela (estradosso) a questo punto è meglio morbida in grado di far scorrere il più possibile le nostre particelle d’aria, minimizzando il loro distacco dalla superficie della vela.
Io generalmente uso profili già collaudati non sempre i parametri dettati dal sapere si rivelano vincenti. Leonardo da Vinci a proposito di fluidodinamica scriveva “Nel parlar de l’acqua guarda prima all'esperienza e poi alla ragione”.
I profili sono le costole della nostra vela, ne danno rigidità strutturale, i parapendii di ultima generazione hanno anche delle porzioni di profilo che diagonalmente partono dalla cucitura di un profilo sull'intradosso e arrivano alla cucitura sull'estradosso del profilo adiacente, il collasso in cielo di un parapendio non ha le stesse conseguenze del collasso del nostro pilota, ma se possiamo evitare i cento passi della vergogna meglio, ad ogni modo l' utilizzo dei ribs in diagonale rimane trscurata nelle vele da trazione negli aquiloni pilota nessuno mai ha ardito a tanto.
Estradossi (upperskin), intradossi (lowerskin), questi sono i panelli che compongono la parte superiore e inferiore della nostra vela l’estradosso in genere lo lascio integro, tuttalpiù, ne vario il colore a panelli interi, al massimo mi scappa un tricolore cucito in un angolo, questo è per avere una superficie pulita, al contrario l’intradosso che è meno sensibile allo scorrimento dell’ aria e alle turbolenze, lo decoro anche con grafiche cucite.
Altre considerazioni che si possono fare, circa la possibilità di rastremare i pannelli in prossimità del bordo d’entrata dell’aria (leading edge) e nel bordo d’uscita (trailing edge), se consideriamo alcuni progetti presenti in rete vediamo che i pannelli, a coppie, nell'ultima porzione delle loro lunghezza hanno una leggera (a dire il vero non troppo leggera) curvatura.
I pannelli che formano intradossi e estradossi basterebbero di forma rettangolare, il nostro pilota è di fatto un semplice rettangolo formato da più celle, perché allora si usa rastremare i pannelli ? Fondamentalmente per un motivo, nel bordo d’ entrata quando si hanno i fori d’ entrata dell’aria aperti, i pannelli che vengono tesi dalla forza del vento hanno una deformazione nella larghezza, questo cedimento fa si, che la vela invece di apparire come una superficie omogenea, risulta a onde, effetto “materassino da spiaggia”, questo non è vantaggioso in termini aerodinamici, quindi se noi eliminiamo lateralmente la giusta quantità di tessuto riduciamo l’ effetto indesiderato, nel bordo d’ uscita stesso discorso, ma molto meno influente (i software di progettazione delle vele da trazione prevedono questa tecnica, avvisando di non estremizzare il concetto nel bordo d’entrata e di dare trascurabile importanza al bordo d’uscita).
Per me la cosa ha anche un aspetto estetico, oltre che aerodinamico, vedere in cielo una vela a salsicciotti tutta storta mi mette tristezza.
Altra filosofia ci porta a pensare che la rastrematura evita all'aria presente nelle celle di scappare anteriormente, ma a mio avviso questo è un valore trascurabile.
Nella costruzione dei pilota io rastremo generalmente cella per cella, unica contraddizione che alcuni progetti presenti in rete hanno questo accorgimento ogni due pannelli, in effetti, quelli costruiti in questo modo in cielo si vedono ricordano i primi paracadute a centine anche loro eseguiti con uguale metodologia, ed essendo una strada seguita è sicuramente valente.
Ho inserito il progetto del pilota da me costruito di 9 m. quadri è quello fucsia delle foto, semplice e utile.