Questo aquilone è un ottimo pilota capace di generare una buona trazione vola con venti deboli e non si lamenta quando il vento non è pulito, si può tranquillamente ridurlo o ingrandirlo in percentuale e soprattutto perdona qualche errore di costruzione.
Se di grandi dimensioni come da progetto con venti sostenuti tira come un cavallo ne consegue che dovremmo trattarlo con i “guanti”.
Parasled
Per lungo tempo ho cercato la soluzione ideale per avere un buon aquilone “pilota” capace di sostenere i gonfiabili che costruisco, come qualità di base doveva necessariamente avere una forte trazione ed una buona stabilità di volo.
Quando si parla di aquiloni “pilota” si pensa subito ad un aquilone a centine in quanto la loro leggerezza e la loro “trasportabilità” (ideali per spostamenti in aereo) li fanno preferire ad altri aquiloni, ma quando si vola nell'entroterra o con venti non costanti i centinati possono essere poco stabili, subire colassi improvvisi, facendosi così vincere da qualche raffica o buco di vento improvviso, queste considerazioni mi hanno spinto a guardare ad altre soluzioni, non di rado ho visto usare grossi delta o rokkaku come pilota chiaramente hanno dei limiti di trazione ma si fanno apprezzare come stabilità di volo e la loro capacità di riprendersi in situazioni avverse.
Il parasled è per le sue caratteristiche molto interessante, la superficie esposta al vento in rapporto alla totalità della costruzione è notevole, salta subito agli occhi la relativa quantità di ripstop necessaria (nei profili alari a volte il conto del materiale da impiegare può disorientare economicamente anche le più determinate sartine).
I longheroni longitudinali tengono la velatura stesa nella sua lunghezza, non avendo questi il compito di tendere la vela possono essere di sezione ridotta (in un modello ho usato dei tondini di pvc da 4 mm. Così quando lo dovevo riporre, potevo ripiegarlo su se stesso, il pvc però non ha una grandissima risposta elastica il risultato era che alcune pieghe prese nella sacca rimanevano a deformare anche la vela in cielo) in caso si usano stecche più rigide queste devono essere messe in opera una ad una utilizzando dei raccordi, è di fatto un aquilone un po’ laborioso da preparare per il volo.
La forma dimensionale laterale della vela è mantenuta da tre centine, le quali non essendo parallele tra loro, tengono sotto la spinta del vento la vela aperta, l’apertura delle tre centine è supportata anch'’essa da dei tondini da 2 o 3 mm. di fibra di vetro.
L’i nsieme così composto evita che la vela colassi e nelle raffiche laterali ha un buon comportamento in quanto riesce a girarsi assorbendo per così dire il colpo, anche la superficie abbondante delle chiglie concorre ad una buona stabilità laterale.
Il parasled si può tranquillamente aumentare o ridurre di grandezza in percentuale è molto tollerante negli errori di simmetria costruttiva e non necessita di una messa a punto ossessiva a lavoro finito.
In rete ci sono svariati progetti di questo aquilone e sono quasi tutti molto validi, nella mia bozza progettuale ho scritto le misure da me usate per eseguire due parasled, utilizzando due diversi colori di penna ho riportato due taglie di riferimento .
La prima cosa che salta all' occhio, è la mancanza dei gradi degli angoli nei ferzi, niente paura una volta tracciata una retta a misura (quelle verticali da disegno) si può comporre il ferzo tracciando le altre linee (quelle oblique da disegno) avvalendosi di due metri (flessimetri) andando così a trovare il punto d’incontro delle due misure necessarie.
Solo nel ferzo “B” ci si aiuta con una diagonale ausiliaria per poter produrre in nostro ferzo, sembra qualitativamente un modo empirico per disegnare la nostra dima, ma di fatto è come già accennato, un aquilone veramente tollerante nella sua costruzione.
Le chiglie vanno debitamente rinforzate nel punto di briglia a questo scopo ho aggiunto due fettucce in ripstop cucite (three stitch o zigzag) per poter distribuire maggiormente la tensione, dobbiamo considerare la trazione generata dalla vela a carico di soli tre attacchi di briglia.
Nella versione più grande (misure nella bozza riportate in penna scura) con venti di media intensità, in sottostima possiamo avere una trazione di 40/50 Kg all' ancoraggio.
Le tre briglie le ho eseguite prudentemente in kevlar, mentre per il cavo di ritenuta io utilizzo un buon poliestere da 3 mm. di diametro (180 Kg. Il suo carico di rottura certificato).
Questo progetto nasce dopo aver a lungo contemplato il double parasled di John Verheij e il progetto presente nel sito di Batoco.org.
Nella bozza progettuale vi sono dei ferzi lunghi e sottili evidenziati dal colore verde questi ripiegandoli andranno a formare le tasche per le stecche la loro larghezza va quindi eseguita a misura per accogliere le stecche con il diametro che si vorrà usare, anteriormente le tasche vanno chiuse con una cucitura e posteriormente vanno lasciate aperte per infilare le stecche per poi chiuderle con sistema a velcro o altro.
Il disegno dei ferzi è netto, solo nelle chiglie (parte superiore) ho lasciato del tessuto in abbondanza per la cucitura, tutti i ferzi sui lati corti sono stati da me bordati con fettuccia in ripstop ripiegato, volendo si può considerare anche qui del tessuto in eccesso ed eseguire la bordatura ripiegando il tessuto su di se.
Io non l’ho fatto, semplicemente perché con alcune bordature ho creato le tasche per contenere le stecche sottili (anteriormente in alcuni ferzi, come da disegno, ci sono delle stecche che hanno il compito di tenere le centine aperte.
La costruzione: dopo aver eseguito tutti i ferzi, si può iniziare la fase di assemblaggio, al di là delle scelte cromatiche o intarsi della vela a questo punto si dovrà avere tutti i ferzi bordati, le sedi per le stecche delle centine, le tasche per le stecche longitudinali già ripiegate sulla loro lunghezza e cucite da una parte mentre dall'altra l’apertura necessaria per infilare le stecche come già accennato.
Si possono ora unire i ferzi iniziando da sinistra verso destra, importante non trovarci con troppo materiale sotto la macchina da cucire, ci si può aiutare fermando i vari strati di tessuto con biadesivo colla o spilli ( io uso anche delle pinze fermacarte) meglio prendere delle buone precauzioni in quanto la cucitura da eseguire è di fatto molto lunga e noi abbiamo sicuramente una macchina che invita solo il tessuto inferiore ad avanzare gli altri ferzi sovrapposti di tessuto faranno di tutto per umiliarci.
In questa fase vengono lasciate escluse le chiglie che verranno cucite in seguito quando andiamo ad unire tutti i ferzi (non dimentichiamo di mettere a dimora le stecche sottili nelle loro tasche prima di cucire il tutto).
Per unire tutti i ferzi ho eseguito delle cuciture piane e queste a lavoro finito si trovavano all' interno delle centine, nella cucitura delle chiglie ho dapprima eseguito delle cuciture piane e poi ho definito il tutto con il “three stitch” meglio una cucitura che non stressa troppo il tessuto in questa zona.
Completata l’ultima cucitura a del nostro oggetto non rimane che preparare le stecche longitudinali della lunghezza che desideriamo con i relativi raccordi, montare il tutto , compiacerci del lavoro eseguito, preparare briglie e cavo di ritenuta e andare a testare la nostra nuova creatura.
Un’ ultima considerazione ai primi test di prova se il vento è piuttosto teso conviene aver con se i guanti, meglio fare la figura del “Conte” piuttosto che nominare qualche nuovo Santo dopo una raffica.