Sui materiali ognuno ha le proprie teorie e i propri miti, anche se poi si converge sul generico “ripstop”, idem sui rinforzi alla fine meglio il dacron.
Alcune cose però quando si sanno, aiutano a costruire al meglio, anche se poi i conti si fanno con il materiale che si riesce a recuperare.
Materiali e rinforzi
La scelta dei tessuti:
Questo argomento potrebbe scatenare torbide fantasie per teorici e puristi, mi limito quindi a girare intorno ai concetti con fare politico.
Quello che comunemente viene chiamato nylon da spinnaker in verità ha una famiglia di derivati incredibile, a prescindere da tutto possiamo innanzitutto dividere in due la categoria c’è il poliestere e il nylon.
Il poliestere costa un po’ di più (vedi Icarex o altri trattati con polimeri al top) ha una resistenza allo strappo maggiore e assorbe meno l’ umidità, è anche più longevo.
Il nylon, in linea di massima è meno costoso è anche meno resistente, “sembra che da bagnato sia più cedevole all’ allungamento” ed ha una durata media inferiore al cugino poliestere.
Concetti questi che chiamano in causa un’ altra riflessione, tutti i tessuti vengono trattati sulle superfici con sostanze per limitarne la porosità, rendendoli meno permeabili all' aria’ e quindi anche a umidità e acqua ( il trattamento dei tessuti li rende scivolosi e “croccanti” al tatto).
Normalmente si parla di silicone, però vengono utilizzati anche polimeri diversi, con svariate caratteristiche, non sempre vengono trattate entrambe le superfici del tessuto (basta inumidire il tessuto su entrambi i lati per capire se c’è differenza di permeabilità, evitate di sputare sull'aquilone del vicino per un vostro controllo qualità) il trattamento di finitura e la / le superfici trattate concorrono nel costo e sulla qualità.
Qualità che normalmente si può anche testare provando a esercitare una opposta trazione sulla diagonale di quei quadrati di cui è composto il nostro tessuto (in pratica il materiale si chiama “ripstop” antistrappo perché nel tessuto sono intervallati dei fili più grossi che evitano ad un cedimento di proseguire la sua opera distruttiva, questi fili di sezione maggiore sono disposti “orizzontalmente e verticalmente” a integrarsi con trama e ordito, ora se noi esercitiamo una trazione tra due lati opposti dei nostri quadratini il cedimento sarà minimo, infatti nelle nostre costruzioni cercheremo sempre di posizionare il tessuto in modo da ridurre le deformazioni, mentre se la stessa trazione opposta e contraria andiamo ad esercitarla dove ci sono gli angoli dei nostri quadratini il tessuto avrà una certa deformazione, minore sarà questa e migliore sarà il nostro prodotto).
Queste considerazioni e altre concorreranno al giudizio sul materiale da acquistare, il portafoglio a seguire porrà fine alle nostre teorie.
Per quanto riguarda le marche presenti sul mercato anche qui il panorama è a 360 gradi Contender, Kendo, Chikara, Mirai, Carrington, Norlon, Porcher, Challenger, Icarex……e tanti altri tutti con le loro peculiarità.
Considerare invece la grammatura ossia il peso per metro quadro è una cosa più immediata, questa può in linea di massima essere dai 28,30,36,40,42,47,52,gr/metro quadro.
Normalmente si cerca di rimanere sui 40,42 grammi tutto sommato è il tessuto più versatile si scende per acrobatici e aquiloni per venti leggeri, si sale se si vuol eseguire una vela da trazione piccola da tirare fuori quando gli altri preferiscono il bar al Maestrale.
Chiaramente a riguardo si cerca sempre di mettere in cielo meno peso possibile tutto a vantaggio di poter volare con un “range” di vento maggiore e sopperire con eleganza a un buco di vento che vorrebbe farti fare i soliti cento passi della vergogna, al recupero della creatura stramazzata.
Per le raffiche di vento e con l’ aumentare dei nodi, tutto viene consegnato ai rinforzi nei punti di maggior criticità della creatura.
Tutto quello che non può essere gestito serenamente da un solo strato del nostro “ripstop”, necessita di rinforzi e protezioni, è qui che si genera la lotta tra l’ ago della bilancia e quello della prudenza.
Ovvero non riuscendo a calcolare, se non per pregresse esperienze, quanto carico o stress si avrà in una determinata zona, si avrà comunque la tendenza a esagerare .
La nautica ci viene incontro avendo testato per anni materiali robusti e leggeri, il “dacron” su tutti svetta per utilizzo.
In proposito io ho una mia filosofia personale, tralasciando i casi in cui si deve proteggere vela o stecche da urti, parto dal presupposto che le parti più a rischio di strappi sono le zone dove ci sono cuciture quindi la cucitura dritta va bene dove non ci sono problemi di tensioni (è di fatto la violenza maggiore che viene fatta sul tessuto in quanto crea una linea dritta sensibile allo strappo).
Dove c’è maggiore fatica cerco di cucire con il punto three-stitch (“zigzag” largo 5 o 6 mm. con tre punti dritti e avanzamento 1,5 –2) visto che la mia macchina da cucire mi permette questo punto prezioso ne faccio largo uso.
Quando invece ho la necessità di rinforzare una parte, o devo creare un attacco di briglia, uso, o il nastro adesivo in “ripstop” (viene venduto in diverse altezze e serve per riparare le vele) o il “dacron” adesivo, (170 gr./m. quadro) più robusto (questo lo vendono anche a metro con altezza 70 cm. Si usa per il medesimo scopo e anche per fare i numeri velici) costano entrambi un pochino, bisogna girare un po’, per trovare i canali giusti.
Utilizzando queste soluzioni demando alle proprietà adesive, peraltro eccellenti, il compito di tenuta e posso fare un “zigzag” interno di sicurezza senza che questa cucitura diventi a sua volta un punto sensibile.
Dove serve posso chiaramente sovrapporre più strati (questo sistema permette una buona esecuzione d’ insieme ed una buona velocità costruttiva) .
Scrivendo di adesivi riporto un consiglio avuto da un velaio, usando il nastro biadesivo o collanti per unire i ferzi di tessuto o lo stesso “dacron” e “ripstop” succede che, cucendo, l’ago dopo un po’ inizia ad a sporcarsi di colla e inizia dapprima a far saltare qualche punto alla macchina, fino a rompere talvolta il filo stesso.
Soluzione: ci si procura una bomboletta spray di anti-adesivo per stampi di materie plastiche, distaccante al silicone , siamo a livello dei rinnova cruscotti per autovetture, un colpetto all'ago via il liquido in eccesso e si può proseguire tranquilli, io avevo provato un po’ con tutto, arrivando al sapone e a seguire drasticamente all'olio senza sortire effetti degni di un sorriso.
Ho trattato l'argomento in modo più severo nella pagina blog:
news/skitex-e-i-suoi-fratelli/