Chiedo scusa ho perso il filo.
26.07.2016 23:52Spesso mi ritrovo a considerare i segreti che nasconde la rocca di filo che vado a posare a lato della mia macchina per cucire, non saprei dare quantità a quanti punti macchina i miei occhi hanno visto scorrere sotto il piedino della stessa, ma guarda!!……… la rocca da 4000 metri di filo nero sta finendo, ne acquisterò presto un’altra nuova………
La sua scelta ahimè nasconde diverse possibilità, si basa su numerosi parametri, la finezza del filo è una considerazione primaria per raggiungere i requisiti funzionali ed estetici del costruito.
Ho già in questa prima analisi, un rebus da risolvere.
A riguardo, le case produttrici dei filati non ci aiutano, poiché identificano con una procedura industriale i loro filati, utilizzando due differenti “sistemi numerici”, tenendo una costante di calcolo fondata, o sul peso o sulla lunghezza del filato, per chiarezza proviamo a seguire questo ragionamento:
Se si considera il sistema numerico basato sul peso come unità di misura, abbiamo due "sigle" che precedono dei numeri, la prima sigla se riferita alle libre sarà identificata con “Ne”, se invece sarà riferita ai chilogrammi avremo “Nm” (esempio: Ne…1…2…5…per le libre, 840 iarde/libra e Nm…1…2…5…per i chilogrammi, 1000 metri/chilogrammo).
A conclusione acquisiamo empiricamente, che, se il numero di riferimento che segue la sigla aumenta, il filato diventa più fine, avendo in rapporto allo stesso peso una maggiore lunghezza del filato.
Le case produttrici, che generalmente utilizzano questo sistema numerico, utilizzano il conteggio metrico “Nm” per identificare il filato sintetico e il conteggio anglosassone “Ne” per identificare il filato di cotone, non è tuttavia una garanzia identificativa.
Visto il primo sistema numerico, vediamo ora il secondo, andiamo a considerare le case produttrici che usano il sistema basato su una lunghezza data come unità di misura fissa, avremo le sigle Denier – Tex - Decitex (Tex=1.000 m. di filato, Denier=9.000 m. di filato, Decitex=10.000 m. di filato) il numero che seguirà la sigla sarà il peso, espresso in grammi, (esempio: Tex …40…100….).
Con l’utilizzo di questo sistema, il filato diventa più grosso all’aumentare del numero di riferimento che seguirà la sigla.
Addentrandoci nel complesso sistema di calcolo delle case produttrici, noteremo che spesso i filati che utilizziamo sono costituiti da più capi (ovvero il nostro filato può unire due o tre capi di singoli fili poi ritorti a formare il prodotto finito).
Dovremo quindi moltiplicare o dividere il frutto del calcolo per il numero di capi cui è composto il filato per aver chiarezza.
In buona sostanza qualora noi raggiugessimo queste informazioni industriali, potremmo solamente dedurre quale filo sarà più fine o grosso rispetto a un altro.
Fortunatamente difficilmente i filati vengono commercialmente proposti da queste specifiche industriali a fine filiera.
Per la loro commercializzazione i filati sono identificati con un ”assegnazione d’etichetta”. Perfetto, una volta capito l’insieme non avremmo più dubbi, sospiriamo noi, sino a quando realizziamo che i diversi paesi ove i filati sono prodotti, utilizzano un’assegnazione di etichetta non unificata.
Stati Uniti-Canada, Inghilterra, e Oriente, avranno numerazioni e sigle diverse di quelle che potremo avere in Italia (l’Italia adotta un’etichetta con numerazione metrica), se noi volessimo equiparare le diverse etichette a per identificare la stessa finezza del filato dovremmo necessariamente mettere mani a tabelle e calcoli.
Ottimo, abbiamo realizzato, che le case producono i filati dandone valore mediante due sistemi (il primo riferito al peso, il secondo alla lunghezza).
A seguire producono un’etichetta destinata a seguire la diffusione commerciale, di cui poco si evince, giacché figlia di abitudini territoriali, producendo in noi ulteriore confusione.
In Italia, come accennato, l’etichetta commerciale usata ha una numerazione di tipo metrico, diversa quindi da etichette inglesi, americane e orientali (... M30, M40, M50, M75, …etichetta metrica).
Va evidenziata una stranezza a riguardo, se consideriamo a esempio un filato di cotone e un filato di poliestere e se entrambi venissero prodotti utilizzando il sistema numerico industriale basato sul peso e in seguito, sulla base dello stesso sistema gli venissero assegnate le etichette di riferimento, ci ritroveremo il medesimo numero di etichetta sulle due rocche, ma non la stessa finezza del filato, poiché tutto il ragionamento matematico parte, presumibilmente, da un dato peso e questo non è comune tra i due filati.
Tuttavia a certezza abbiamo, nelle etichette metriche commerciali, più alto è il numero dell'etichetta, più fine sarà il filo.
Meglio evitare di fare queste complesse considerazioni in una merceria, probabilmente saremo allontanati, teniamoci stretti i valori (numeri di etichetta) che comunemente ci sono forniti nelle mercerie dalle risolute commesse.
Riassumendo a ragione possiamo scrivere:
Rocca di filato in cotone con titolo da 60/80 o rocca di filato poliestere mercerizzato da 50 sarà adeguata per cucire materiali leggeri e con cui sarà preferibile utilizzare un ago da 65/75 Metrico o 9/11 Singer (maglina, pizzo, lino sottile, seta, taffetà, sintetici leggeri).
Rocca di filato cotone con titolo 50 o rocca di filato poliestere fibra lunga mercerizzata da 40/50, con ago da utilizzare 90 Metrico o 14 Singer (per cotone, velluto e tessuti di medio spessore).
Rocca di filato cotone mercerizzato pesante o ritorto da 30 o rocca di poliestere fibra lunga o ritorto da 40 con ago da 100/110 Metrico o16 Singer (per Jeans, gabardine tela pesante e teloni in vinile).
Altre tre considerazioni di base, seguiranno per classificare il filato perfetto, abbiamo chiaro per ora solo la sua finezza, andiamo ad analizzare a seguire la “costituzione” del filato la “costruzione” e la sua “finitura finale”.
La costituzione del filato ovvero con quale materiale può essere prodotto, semplificando abbiamo le fibre naturali o le fibre sintetiche:
Le fibre naturali possono essere vegetali, il lino, la juta, la canapa, il cocco e tante altre la fibra più conosciuta e comune è il cotone, ormai anche industrialmente è poco utilizzata qualche lavorazione specifica e di tendenza eco sostenibile ne richiama ancora le sue virtù.
Restano fuori dal coro i filati di origine animale tipo seta e lana (nelle lane abbiamo un’infinità di varietà).
Le fibre sintetiche, per le loro attraenti proprietà, tenacità elevata, resistenza all'abrasione e buona resistenza agli agenti chimici vengono sempre più spesso preferite sia in ambito industriale che domestico, anche la loro non significativa affezione da umidità, muffa, insetti e batteri, ne danno vantaggio rispetto ai filati di origine vegetale o animale, in questa categoria troviamo, il poliestere, il nylon, il polietilene, il kevlar, il teflon (possiamo includere anche Rayon e viscosa anche se non sono propriamente dei filati sintetici).
Abbiamo ora in pugno la finezza del filato, preferibili le etichette 40 o 50 a seconda delle lavorazioni da eseguire, la costituzione del filato saremo orientati verso il Nylon o il poliestere.
Andiamo ora a valutare la struttura del filato:
Il mono-filamento: è un filato formato da un unico filo che ne darà finezza definitiva, questo filato sarà adatto a diversi tipi di lavorazioni ma è di aspetto piuttosto rigido e poco elastico.
Il multi-filamento: il filato in questo caso può avere due o più capi ritorti a formare un unico filo sarà senza dubbio più morbido alla flessione, più elastico e con buon aspetto estetico finale del cucito.
Il filato a struttura ricoperta: questo filato è generalmente composto da uno o più fili che saranno i nuclei centrali (generalmente poliestere) questi saranno rivestiti da un insieme di filamenti (spesso utilizzato il cotone) anche di minor sezione che avvolgendo il filamento di nucleo donano al filato virtù elastiche, una buona copertura della cucitura, ma non necessariamente una buona robustezza finale del cucito.
Possiamo leggere nelle etichette dei filati la parola “testurizzazione” la quale indica una lavorazione chimico/fisica del filato, portata ad aumentare l’elasticità e il volume del filato rendendo la cucitura più coprente rispetto ad altri filati, tuttavia l’aspetto potrebbe risultare meno omogeneo e più polveroso (nel realizzare la testurizzazione, il filato avrà, di fatto, dei riccioli di filamenti morbidi sull’asse dei suoi nuclei).
Siamo arrivati a valutare la finitura del filato, mercerizzazione e bonderizzazione sono due parole cui possiamo trovarci a fare i conti, vediamo il loro significato:
La mercerizzazione, è un procedimento di finitura che ha origini antiche (sperimentato nel 1844 dal chimico inglese John Mercier) consiste una ulteriore lavorazione dei filati che tramite bagni chimici migliorano la consistenza (minor porosità igroscopica) e migliorano anche in modo determinante la brillantezza e stabilità nel tempo del colore del filato.
La bonderizzazione, consiste in un trattamento chimico/fisico in grado di saldare tra loro i filamenti che compongono il filato, dandone un aspetto uniforme, come fosse un unico filo, tale trattamento aumenta le doti di resistenza all’abrasione, resistenza all’esposizione ai raggi ultravioletti e agli agenti atmosferici (il rivestimento chiaramente protegge anche la stabilità del colore del filato).
Riassumendo: titolo di etichetta 50 per le lavorazioni leggere 40 per tessuti più pesanti.
Poliestere o nylon la sua costituzione (volendo esiste anche un prodotto in PTFE della Guttermann, ma di difficile reperibilità sul mercato comune, è un filato destinato alle velerie, e il suo costo è alla lunga scoraggiante).
Un multi-filamento ritorto, è preferibile, avendo accertato le sue qualità, se non sarà bonderizzato, almeno che sia mercerizzato.
Ora posso poggiare la nuova rocca accanto alla macchina da cucire, non immaginavo che la stessa mi poteva raccontare tutto questo…….. sono sicuro di non essermi neppure avvicinato, per avere una rassicurante chiarezza cui il filato poteva ulteriormente raccontarmi, non importa……. ora vado a infilarlo nella cruna dell’ago.
Per ultima analisi, non vorrei tirare la volata ad un’azienda che produce filati, però trovo interessante la presentazione di questi tre prodotti, chi giunto sino a qui è incuriosito può aprire i PDF.